Ed eccoci giunti all’ultima delle nostre storie! Se le avete lette tutte, sarete diventati grandi esperti della Rocca Farnese di Valentano e di tutti i tesori che custodisce. Conoscerete quindi ogni aspetto legato alla torre e al paesaggio che la circonda, al lago di Mezzano e alle sue spade, ai misteriosi butti ed alla preziosa spazzatura che nascondevano. Insomma siete ormai dei consumati conoscitori di questa dimora e delle sue innumerevoli trasformazioni. Avrete a questo punto compreso come gli edifici antichi si siano spesso modificati nel tempo per essere adattati, di volta in volta, alle esigenze di coloro che li vivevano o che decidevano di trasformarne gli spazi adeguandoli alle proprie necessità. E così, un luogo o un edificio, mano a mano che trascorre il tempo, accumula in se tante storie quante le vite di chi in quel luogo ha vissuto, lo ha usato o semplicemente visitato. Ma una Rocca non può raccontare una storia, non possiede una voce come noi per potersi fare ascoltare! Ed infatti, uno dei compiti del nostro museo è anche quello di farvi ascoltare le storie di coloro che altrimenti non avrebbero avuto modo di farlo, come la nostra Rocca o come una bambina. Quale bambina? Cosa c’entra una bambina ora, direte voi! C’entra, perché quella che vi stiamo per raccontare è la storia di Renata, una amabilissima nonna di Valentano. Beh nonna, perché oggi è una nonna, ma noi vi stiamo per raccontare della sua infanzia, quando da bambina appunto, frequentava la Rocca di Valentano. Era una discendente della potente famiglia Farnese? Se ve lo siete chiesto, vi meritate la medaglia d’oro del nostro museo, perché ormai non ci sono più segreti per voi!
Ma questa risposta non la potete ancora conoscere e pertanto ve sveliamo noi! Renata non era una discendente della famiglia Farnese, bensì una bambina di Valentano che frequentava la Rocca, quando, in una delle sue ultime trasformazioni venne scelta come sede delle scuole elementari del paese. E così dopo essere stata una fortificazione medievale, un palazzo nobiliare nel Rinascimento, un convento di Clausura nel 1700, la nostra Rocca cambia di nuovo volto, si modificano ancora le sue stanze e mutano anche i suoi residenti. Eh sì, perché mentre la nostra cara bambina frequentava la scuola elementare, nella Rocca c’erano anche altre persone con lei. Ma certo direte voi, le maestre e i maestri, la bidella e il custode. Certo che c’erano tutte queste persone ma non solo loro!
Dovete sapere infatti, che negli anni ‘50 del Novecento, quando era da poco terminata la Seconda Guerra Mondiale, in tutta Italia si viveva un momento molto difficile. Tanti paesi erano stati distrutti e c’erano soprattutto tante famiglie che avevano perso la propria casa. Ed ecco che la nostra Rocca si fa accogliente e nelle sue infinite stanze e saloni, inizia ad ospitare intere famiglie che provenivano da Valentano e da altri paesi. Nuovi abitanti e nuove esigenze. E via ancora una volta ad alzare muri e costruire porte, per creare tanti piccoli appartamenti, adatti ad ospitare chi allora ne aveva un gran bisogno. Quindi mentre Renata va a scuola, insieme agli altri bambini di Valentano, entrando nel cortile, dà sì il buongiorno alla bidella, ma lo dà anche a tutti gli abitanti della Rocca.
Ai vostri occhi sembrerà strano. Siamo abituati oggi a frequentare spazi con utilizzi ben precisi, una scuola è una scuola, una palestra è una palestra, una casa è una casa. Ma un tempo le funzioni degli edifici erano, per utilizzare una parola difficile, promiscui, vale a dire mescolati! E lo erano soprattutto in un tempo, come quello dell’infanzia di Renata, quando tanti edifici erano andati distrutti e dovevano ancora essere ricostruiti. La scuola nella Rocca infatti non durò molti anni, giusto il tempo di costruire la nuova scuola, che frequentarono poi tutti i bambini del paese.
Ma volete mettere il piacere di raccontare al proprio nipote di aver frequentato le scuole elementari dentro la Rocca Farnese di Valentano? Non piacerebbe anche a voi poterlo fare? Ed è proprio così che è nata questa piccola grande storia, perché nonna Renata, come in una favola, ha raccontato la sua vita di bambina al nipote Francesco, che l’ha ascoltata come si ascolta una bella fiaba. E i vostri nonni dove sono andati a scuola? Provate a farvelo raccontare, chissà che il racconto della loro infanzia non nasconda la frequentazione di luoghi meravigliosi come la nostra splendida Rocca!