La Rocca Farnese, simbolo e cuore del borgo di Valentano, racchiude in sé infinite storie, dalle vite di coloro che l’hanno abitata a partire dalla sua edificazione, alle successive trasformazioni farnesiane, alle vicende legate agli ultimi suoi abitanti negli anni ’50 dello scorso secolo.
Da sempre il palazzo ha esercitato un forte legame verso gli abitanti di Valentano, soprattutto quando, ormai caduto in disuso e abbandonato, si temeva per le sue sorti.
Fu proprio in seguito all’ennesimo crollo di una parte del tetto dell’edificio che i due valentanesi Bruno Starnini e Giovanni Ciucci, entrambi appassionati di fotografia, si decisero a realizzare un reportage fotografico per documentare lo stato in cui si vertevano gli ambienti esterni ed interni del palazzo, nel timore che andassero, crollo dopo crollo, definitivamente perduti.
In queste prime immagini dedicate alla Piazzetta, oggi Piazza della Vittoria, si nota ancora la presenza del grande alberone, che mostra già i primi segni di cedimento e che infatti scomparirà dalle foto seguenti. È possibile notare inoltre la presenza di un edificio addossato ad un lato della Rocca. Si tratta di una costruzione moderna comunicante con l’interno della struttura, che ospitò al primo piano molti dei bambini di Valentano, quando intorno agli anni 50’ del Novecento la Rocca fu sede delle scuole elementari del paese. La struttura verrà demolita per ripristinare il perimetro originale dell’edificio, così come è possibile vederlo oggi.
Le foto seguenti mostrano il complesso farnesiano da ogni sua angolazione e mettono in evidenza l’assenza di tutte le coperture, comprese quelle che rivestivano il loggiato di Paolo III, all’interno del quale, oltretutto, i rovi invadevano l’intera pavimentazione. Nelle foto attuali si può ammirare il lavoro di recupero attuato e la bellezza della Rocca riscaldata dalla luce del tramonto. Rovi e macerie sono state sostituite da un parco pubblico che in parte abbraccia la Rocca. Ed infine il fascino del loggiato, con il soffitto ligneo e il cotto del pavimento ripristinati, dal quale si può ammirare, affacciandosi dagli archi in laterizio, uno dei più suggestivi tramonti di Valentano.
Le foto in bianco e nero hanno immortalato nel tempo, seppur diruta, la maestosità della rocca, ma hanno anche fissato dei piccoli dettagli, poco appariscenti in verità, ma che contestualizzati restituiscono un ulteriore spaccato nel vissuto della Rocca Farnese. Come quello narrato dal cartello affisso al lato del portale d’ingresso alla Rocca: Attento al cane. Il cartello fu apposto quando la Rocca era abitata da molte famiglie valentanesi, che vi avevano trovato rifugio subito dopo la Seconda guerra mondiale. Guardando con attenzione e paragonando le immagini è possibile notare infatti le tamponature create tra le colonne del porticato, servite per ricavare vani, alloggi e piccoli locali.
Nelle foto attuali, il Cortile d’amore è tornato al suo stato originale, le tamponature sono state eliminate, le colonne, con i loro magnifici capitelli, liberate dalle murature che le inglobavano e anche il pozzo, restaurato, risplende nel suo caldo riverbero di travertino.
La Rocca quindi, prima del suo abbandono, è stata notevolmente frequentata dagli abitanti di Valentano. Alcune famiglie vi alloggiarono, i bambini la frequentarono per andare a scuola, ed in alcune occasioni speciali venne utilizzata per feste e serate danzanti, che si svolgevano principalmente nel Salone ducale, uno degli ambienti più accoglienti e suggestivi del palazzo.
Nel corso del loro reportage, Bruno e Giovanni riuscirono ad entrare nelle sale interne testimoniandone lo stato di evidente degrado, tetti crollati, pavimenti divelti, graffiti sui muri. Solo il camino, con la sua grandiosa mole, sembrava aver resistito all’incuria e al trascorrere degli anni. E oggi, come allora, fa bella mostra di sé, circondato non più da detriti ma dagli allestimenti delle sezioni dedicate alle Età del Bronzo e del Ferro del nostro museo.
E come sempre sono i dettagli a svelare le piccole curiosità. Nelle foto in bianco e nero sopra la mensola del camino si intravedono dei fori. Questi alloggiamenti furono realizzati con uno scopo ben preciso: sorregge un palco ligneo sul quale si esibiva l’orchestra nelle serate danzanti, quando la sala si riempiva di ragazzi e ragazze valentanesi, come oggi si riempiono le sale di visitatori del nostro museo, in questa nuova fase di vita della nostra Rocca Farnese.
L’ultima foto ci mostra non solo gli ambienti interni della Rocca ma anche alcune persone, e più precisamente dei musicisti. Sono i membri della Piccola orchestra Nuova Luna, alle prese con le prove prima di una serata danzante, in quella che oggi è diventata una delle sale più significative del nostro museo, la prima dedicata agli importanti ritrovamenti archeologici avvenuti presso il lago di Mezzano.
Gli ultimi scatti ci restituiscono un’immagine istantanea di quanto sia stato imponente il lavoro di recupero e restauro attuato nel palazzo. Il loggiato del piano superiore, che si affaccia sul Cortile d’amore, dopo essere stato murato per anni appare qui crollato definitivamente al suolo. Paragonando la vecchia foto con l’attuale siamo ancor più in grado di cogliere l’incredibile lavoro che è stato compiuto nel restituire alla dimora Farnese l’antico splendore: la ricostruzione del ballatoio, il recupero delle coperture lignee e il riposizionamento delle colonne con i loro originali ed unici capitelli.
Solai e pavimenti crollati anche nelle stanze intorno e accanto alla torre ottagonale, nelle Sale che oggi, dopo il restauro completo dell’edificio e la sua destinazione a museo, ospitano alcuni dei gioielli della nostra esposizione: la sala dedicata alla Tavoletta enigmatica e quella che custodisce la Collezione etrusca d’Ascenzi.